Borsa di studio Valentino Moro

avisSabato 23 maggio 2015 presso l'Aula Magna, in collaborazione con l'AVIS provinciale, si è tenuta la premiazione della XVIII Borsa di Studio "Dott. Valentino Moro".

Scopo dell'iniziativa è diffondere presso i giovani lo spirito di altruismo e solidarietà espressa durante il proprio operato dal dottor Valentino Moro, fondatore del Centro Trasfusionale e dell'A.V.I.S. di Portogruaro.

Durante la cerimonia è stato premiato il nostro allievo Riccardo - frequentante la 4F RIM - qualificatosi al secondo posto con il suo elaborato.

Ci parla dell'evento e dell'esperienza vissuta lo stesso Riccardo:

In occasione dell’incontro con alcuni rappresentanti del Gruppo A.V.I.S. Giovani di Portogruaro, tenutosi presso l’Aula Magna dell’Istituto Luzzatto, ho avuto la possibilità di ascoltare delle testimonianze di alcuni donatori iscritti all’Associazione e di comprendere quanto è importante e fondamentale donare il sangue.

Durante la conferenza, dedicata alle classi quarte di tutti gli Istituti Superiori locali, è stata proposta una Borsa di Studio e nello stesso tempo c’è stata la grande opportunità di apprendere chi fosse Valentino Moro e quanto sia stata grande la sua generosità e il suo contributo per l’Associazione A.V.I.S. e per tutti coloro che, in futuro, avrebbero avuto la necessità di una sacca di sangue.

Lo scopo di questa iniziativa era ed è ancora oggi quello di diffondere presso noi giovani lo spirito di altruismo e solidarietà espresso in modo egregio durante il proprio operato proprio dal Dottor Moro, che fu anche il fondatore del Centro Trasfusionale A.V.I.S. di Portogruaro. Per poter partecipare a questo progetto era necessario scrivere un elaborato, partendo dagli incontri con i volontari e dalle proprie esperienze personali, sulla base di una traccia fornita dall’A.V.I.S Comunale di Portogruaro; per quest’anno era la seguente: “Oggi si sente parlare molto spesso di intercultura: che peso hanno il volontariato e la solidarietà in questo contesto? Elabora un tuo pensiero.”

Dopo la stesura degli elaborati, ogni insegnante di italiano ha selezionato il tema che riteneva più valido e l’ha inviato alla commissione preposta alla valutazione.

I primi tre temi (eventualmente un eventuale terzo a pari merito) venivano ufficialmente premiati, oltre che con un attestato di partecipazione, con un assegno del valore rispettivamente di: 800 euro il primo, 500 euro il secondo e 250 euro il terzo/i.

Io mi sono classificato 2° e la soddisfazione è stata tanta, non molto per il valore economico, che comunque per un ragazzo di 18 anni è un aiuto, bensì perché ho avuto il piacere di vedere apprezzati e riconosciuti i miei pensieri e le mie esperienze.

Infine ho deciso anche di diventare donatore di sangue perché, avendo la possibilità, ho sentito il bisogno di aiutare altre persone in un modo diverso, anonimo e totalmente gratuito.

Mi auguro di continuare questa strada intrapresa e di essere, magari, un esempio per altri ragazzi che non sanno cosa significhi donare il sangue.

Eccovi infine l'elaborato vincitore, presentato dal nostro Riccardo, dal titolo: “Oggi si sente parlare molto spesso di intercultura: che peso hanno il volontariato e la solidarietà in questo contesto. Elabora un tuo pensiero”.

Oggigiorno l’intercultura è una delle più grandi opportunità per conoscere ed entrare nella realtà di persone appartenenti ad altri Paesi.

Un modo per uscire dai preconcetti, spesso legati a luoghi comuni, lasciare le idee e le abitudine consolidate dalla quotidianità dell'ambiente in cui si è nati e cresciuti per aprire la mente al mondo.

È mettersi in gioco come uomini, cogliere la ricchezza della diversità, aprire gli occhi e il cuore a persone che, come noi, nel cammino della vita hanno bisogno di cambiare, conoscendo, sognando, sperando, soffrendo e soprattutto amando.

Si tratta di creare rapporti umani che spingono al di là della virtualità dello scudo anonimo di un computer o del nostro smartphone. Per mezzo dell’incontro si realizza la possibilità di costruire relazioni di significato direttamente nell'ambiente in cui vivono gli altri, dalla diversità culturale e sociale apprendere, entrando in una sintonia costruttiva di reciproco scambio.

Certo non è facile, soprattutto di questi tempi in cui i “media” amplificano notizie di terrore, rifiuto dell’altro e timore. Attraverso questa pratica, dipingono di incertezza il futuro di popoli stremati.

L’intercultura, oltre che un’occasione istituzionale, è una risorsa che parte dai singoli cittadini, volontari, famiglie che, senza clamore, su base volontaria, costruiscono rapporti duraturi e sinceri. Così il piacere di appartenere al mondo di altri, mettendo a disposizione lo spazio più intimo del nucleo famigliare, che è la propria casa aperta all'ospitalità di altre famiglie, viene aperta la porta per la costruzione di nuove conoscenze e poi amicizie, tali da favorire la crescita reciproca.

Stringere nuove relazioni, basate sulla gratuità, la disponibilità e il disinteresse, garantisce il presupposto per legami positivi, rappresenta la giusta apertura all'altro e alla cultura e all'insieme di valori di riferimento che l'altro rappresenta, tale da porre i sistemi di relazioni in una dimensione euristica e perfettibile. Presupposti probabili al superamento di quelle visioni fortemente individualistiche che sono alla base dei più tragici episodi del presente, toccati dal terrore.

I modi del cambiamento e del miglioramento possono partire da quelle che sono le realtà, dove risultano essere ancora vivi e ben coltivati i valori della solidarietà e della disponibilità all'altro come “tensione all'altro”, rappresentato dalle forme più articolate e nobili, quali l'aiuto. Io stesso ho la possibilità di passare del tempo presso una “Casa di accoglienza” dove non ci sono “nè servi e nè padroni”. Ciò significa che la persona che si trova nella difficoltà, arriva nella comunità, segue le regole vigenti, si comporta in modo adeguato, rendendosi utile alla comunità e così risultando compartecipe al bene comune. Ci si pone così in una condizione che genera soddisfazione nell'essere stati attori compartecipi al bene comune e per questo gratificati.

Una delle frasi in grado di trovare animo nella mia mente è la seguente: “Vivi questo giorno al meglio, perché non ritornerà più!” Ed è proprio vero! Tuttavia al giorno d’oggi, con la mente sovente offuscata da mille preoccupazioni, le persone non riescono a dare l'adeguato e giusto peso a ciò che ha valore e che per questo non va dato per scontato, misconosciuto, sprecato. Sfuggendo alla consapevolezza che il futuro ha basi nel presente. Ciò accade perché le giornate si vivono sempre più schiacciati in un indistinto, ininterrotto presente, credendo che il futuro sia una cosa che non ci appartenga, una cosa lontana e astratta.

Data la complessità del presente è difficile trovare delle soluzioni immediate ed efficaci. Tuttavia, nel nostro piccolo, possiamo sicuramente contribuire a donare agli altri, aiutando il prossimo che viene a trovarsi nel bisogno e promuovendo un'ottica “ interculturale” in particolare attraverso la scelta consapevole e volontaria di cercare nella diversità, rappresentata dalla cultura dell'altro, la propria ricchezza.

Si tratta di un atteggiamento capace di far procedere i destini individuali e collettivi migliori, tanto da poter dire: “Non ho agito per interesse personale e per questo mi ritengo soddisfatto di aver visto sorridere una persona che prima stava male”.

Quindi non è fruttuoso ma nemmeno tutelante rinserrarsi dietro alle porte dell'individualismo, quanto risulti necessario creare una mentalità basata sulla collaborazione reciproca e fattiva. Altro conto è rendersi conto che la diversità dell'altro, considerando di dover ben conoscere la diversità dell'altro, indagandola, divenga risorsa per me. A partire dall'assunto per cui, ogni piccola goccia può formare un oceano, di conseguenza ogni cambiamento può diventare patrimonio e la tensione all'altro risulta essere più preziosa dell’oro, se condotta con il cuore e animata da sentimenti di gratuità.

Chi aiuta e chi si dona agli altri non è un perdente, bensì un eroe; è colui o colei che un giorno è in grado di dire: “Sto bene perché ho fatto del bene.”

Ultima revisione il 24-06-2021